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Il contesto

Randazzo, comune della provincia di Catania con poco meno di undicimila abitanti, arroccato lungo la sponda destra del Fiume Alcantara, è caratterizzato da un centro storico medievale ricco di pregevoli beni architettonici e da una attigua area urbana moderna e funzionale che si sviluppa nel basso versante Nord-occidentale etneo intorno a quota 750 metri s.l.m. Il tessuto urbano medievale è relativamente integro e mostra testimonianze di un passato ricco e fiorente, con una comunità poliglotta residente nei tre diversi quartieri (normanno, bizantino e lombardo) incentrati ognuno sulle rispettive chiese: Santa Maria, San Nicola e San Martino. Così come nel periodo tardo medievale, quando era uno dei principali centri fortificati lungo la via interna Messina-Palermo, anche oggi questo centro abitato costituisce un importante crocevia regionale tra il versante tirrenico della Provincia di Messina e la fascia settentrionale della Provincia di Catania.

Il territorio comunale è paesisticamente vario e orograficamente articolato. Nella zona settentrionale si sviluppano i Monti Nebrodi ricchi di boschi e di corsi d’acqua, tra i quali il tratto montano del Fiume Alcantara. Nella zona meridionale domina l’imponente cono vulcanico del Monte Etna con aspre colate laviche e suggestivi crateri avventizi, come per esempio il Monte Spagnolo. Le aree montane e meno antropizzate di questo territorio costituiscono oggi un grande patrimonio naturalistico e rientrano nei rispettivi Parchi Naturali dell’Etna e dei Nebrodi. La zona valliva a levante del centro abitato fa parte del Parco Fluviale dell’Alcantara e pertanto Randazzo, a testimonianza delle notevoli risorse naturalistiche che lo caratterizzano, è l’unico comune della Sicilia ricadente in tre diversi parchi naturali. Randazzo, già Comune delle tre chiese e delle tre parlate, oggi è quindi anche Comune dei tre parchi naturali.

Le attuali relazioni territoriali sono impostate su una rete di strade statali (SS n° 120 dell’Etna e delle Madonie a sviluppo Est-Ovest; SS n° 116 Randazzo Capo d’Orlando a sviluppo Sud-Nord; SS n° 284 Randazzo-Paternò a sviluppo NordEst-Sud-Ovest) e di strade provinciali, tra le quali la SP n° 98 dell’alta Valle dell’Alcantara e la SP “Quota mille” pedemontana settentrionale etnea. Si rilevano, inoltre, tre diverse tratte ferroviere che convergono su Randazzo: da Riposto-Giarre e da Catania (Ferrovia Circumetnea a scartamento ridotto) e da Taormina-Giardini (ferrovia statale, da quasi venti anni purtroppo in disuso ma che oggi presenta interessanti prospettive di riqualificazione).

L’economia di questo comune, ricadente nella zona interna della Regione Sicilia, è relativamente statica, sebbene negli ultimi anni abbia mostrato segni di vivacità nel settore dei servizi turistici ed enogastronomici, grazie all’inserimento dell’Etna fra i siti tutelati dall’Unesco e al successo internazionale del marchio di qualità Etna Doc, con il relativo indotto in termini di arrivi e presenze turistiche in tutto il comprensorio etneo.

Il settore primario ha un’incidenza occupazionale relativamente elevata in quanto sostenuto dal comparto, verosimilmente ipertrofico, della selvicoltura che interessa principalmente le aree boschive dei parchi naturali. La diffusa presenza di terreni agricoli marginali e di radure boschive non coltivate favorisce l’allevamento bovino e ovino itinerante e si evidenziano esempi di imprese ben organizzate per la successiva trasformazione dei prodotti caseari. I terreni irrigui sono relativamente poco estesi ma alimentano una discreta produzione ortofrutticola. Nelle aree pedemontane del comprensorio etneo si coltiva da sempre l’ulivo e soprattutto la vite ma, a differenza del secolo scorso – quando il prodotto dell’uva era destinato all’esportazione come “vino da taglio” – negli ultimi quindici anni sono sorte numerose piccole aziende vitivinicole che producono vini di pregio del tipo Etna Doc rosso o bianco, destinati anche ai mercati internazionali. Alcune di queste aziende hanno rivalutato i vitigni tradizionali, principalmente il “nerello mascalese”, ed hanno recuperato il paesaggio rurale tipico, conciliando in talune circostanze l’attività vitivinicola con l’enogastronomia e con il turismo rurale.

Il settore secondario pur risultando tendenzialmente marginale, mostra circoscritti ma significativi comparti produttivi, come per esempio l’artigianato della falegnameria e del ferro battuto, l’industria dei laterizi e lavorazione della pietra lavica, le attività di trasformazione dei prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento (aziende vitivinicole, molitorie e casearie). Oltre al successo dei vini Etna Doc, infatti, il territorio vive un recente periodo di vivacità nell’intera filiera agroalimentare legato a diversi fattori: il riconoscimento del marchio DOP alla tradizionale provola realizzata nei comuni nebroidei, la valorizzazione in ambito gastronomico delle carni locali (ad esempio il suino nero) e la crescente sensibilità dei consumatori verso le produzioni del territorio e la riscoperta dei grani autoctoni.

Il settore terziario è sostenuto principalmente dall’apparato impiegatizio pubblico e registra timide imprese private nel comparto dei servizi, con crescenti e promettenti iniziative legate al settore al turismo e della ristorazione.